Non Posso Dimenticare Il Giorno in Cui Rifiutai le Strenne di Nonna
Ogni anno, puntualmente, nonna arrotolava un biglietto e me lo passava furtivamente, con la mano rivolta verso il basso, come un gesto segreto, quasi da “spacciatore”. Mi sono sempre chiesto quale fosse il motivo di quella discrezione, quel piccolo rito di riservatezza. Forse per lei rappresentava una sorta di patto, un legame speciale tra noi due. Un modo per dire: “Questo rimane tra te e me, nessun altro deve sapere” — come se il nostro segreto fosse un terreno esclusivo, protetto da occhi indiscreti.
Tutto si svolgeva in silenzio, senza clamore.
Da bambino, non vedevo l’ora di aprire la mano per scoprire la cifra. Da adolescente, la curiosità non era diminuita. Ma quando entrai nel mondo del lavoro, le cose cambiarono. Fu allora che sentii il bisogno di fermarmi. Non era più il momento in cui dovevo ricevere, ma piuttosto di iniziare a dare. Avrei dovuto essere io a prendersi cura di lei, non il contrario.
A ventun anni, ho accettato. A ventidue, ho continuato ad accettare. Ma a ventitré anni, dissi: “Nonna, non c’è bisogno”. Ricordo il suo viso triste, come se quella piccola offerta fosse un gesto che, in qualche modo, l’avesse ferita. Avrei dovuto prenderle quei soldi e farle un regalo, ma in quel momento pensai solo a dimostrarle che non ero più il bambino di un tempo.
Oggi, cara Nonna, accetto finalmente il tuo biglietto, riconfermando quel patto che ci lega. Un patto che durerà, come si suol dire, vita natural durante.
I nonni rappresentano un simbolo profondo di unione generazionale. La loro complicità, la loro permissività e la comprensione che spesso manca ai genitori, li rendono figure uniche. Comprendono i nipoti, sapendo essere severi ma amorevoli, pur avendo a loro volta avuto le loro lacune come genitori. Ma questo è il ciclo naturale della vita.
I nonni lasciano un’impronta indelebile nel cuore dei nipoti, un’emozione che non si cancella mai, fatta di segreti e legami che resistono al tempo.
Forse, avendo più tempo libero, meno preoccupazioni e, soprattutto, non avendo più grandi progetti ambiziosi, si dedicano alla felicità della famiglia come unico vero obiettivo.
Come affermava Gertrude Stein: “Si è sempre in naturale antagonismo con i genitori e in simpatia con i propri nonni.”
E oggi, mentre si fanno figli a cinquant’anni, rischiamo di assistere alla creazione di una società che potrebbe non avere più i nonni. La domanda che sorge spontanea è: riuscirà il genere umano a sopravvivere senza i nonni?
4o mini