Quando in Svizzera mi squarciavano le gomme.

Erano gli anni di Mario Monti e Elsa Fornero.

Apparirono in TV chiedendo lacrime e sangue agli Italiani.

Un nuvola di negatività avvolse il Paese e il mercato visse una contrazione in tutti i settori secondari.

Decido di portare la mia attività di spettacolo altrove, scelgo un luogo dove si pagano le giuste imposte e dal tasso di delinquenza pari a zero: la Svizzera!

Parto con il mio amico Ivan che ha una sua attività . Uniamo le due attività e creiamo una società con sede a Bellinzona. Lui fa animazione e io faccio spettacolo. In società abbiamo un cittadino svizzero, un Professore di robotica con cui iniziamo una sperimentazione della robotica nel teatro.

Partiamo a Ottobre 2012. Affittiamo i Teatri più grandi del Ticino e tappezziamo il Cantone di manifesti giganti. 

Nulla ci ferma. Alle 2 del mattino siamo ancora arrampicati a sparachiodare pareti, recinzioni e muri, di giorno invece a piazzare le locandine nei negozi. Proviamo anche l’altoparlante in giro per le cittadine, ma la Polizia ci minaccia di espulsione dal paese.

I numeri arrivano. I teatri iniziano a riempirsi. Ci chiamano anche per eventi esterni e restiamo scioccati dal fatto che, una volta pagate le tasse, gli incassi ci restano quasi totalmente in tasca.

Sembra il paese perfetto per imprenditori e artisti.

Quando chiediamo la fattura ci rispondono che basta lo scontrino: “ ma in Italia ci vuole la fattura” risposta : “ per quello siete nella m…..” . Capiamo che l’eccesso di burocrazia blocca lo sviluppo economico.

Quando lasciamo la macchina accesa al semaforo ci rimproverano, inizialmente ci alteriamo, ma poi capiamo che è nel bene comune, nella politica del buon senso .

Spesso veniamo fermati dalla Polizia per normali controlli.  Pensiamo che sia la targa italiana a creare diffidenza. Forse lo è . Inizialmente ti senti discriminato, ma poi capisci che è giusto tenere sotto controllo chi non ha la cultura del buon senso del luogo.

Un paese che puo sembrare “fastidioso”, ma che basa il suo livello di civiltà sul buon senso. 

Ma non è tutto ora ciò che luccica.

Siamo arrivati in Svizzera con due mezzi, un furgone e una Station Wagon. 

Da quelle parti c’è un problema parcheggi molto serio. O ti compri un parcheggio o ne affitti uno. Se parcheggi nei pochi parcheggi liberi gratuiti devi liberarli velocemente. Non ce nessuna legge che vieta di sostare la macchina a lungo in questi parcheggi, ma è buona consuetudine far si che tutti possano usufruirne . 

Per gli Svizzeri il buon senso è più importante della legge, per noi Italiani no. E noi siamo ospiti e ci dobbiamo comportare ancora meglio dei locali. Questa è la loro cultura e non ci passa in testa di modificarla. 

Ma siamo appena arrivati e dobbiamo ancora conoscere la loro cultura del buon senso.

Parcheggiamo i mezzi dove capita. Stiamo investendo in pubblicità e non possiamo ancora permetterci di noleggiare un box o un parcheggio all’aperto.

Il primo scontro con la cultura locale lo abbiamo già nella prima settimana. A Bellinzona.

Due gomme squarciate nel furgone e una nell’automobile. Tre gomme 300 euro.

Chiamiamo la polizia che verbalizza e ci consiglia di non parcheggiare più in quello spazio.

I mezzi bloccati per una mattina ci pesano sui nervi più dei 300 euro della sostituzione gomme.

Non capiamo, pensiamo che sia qualche straniero come noi. Qualche deficiente di passaggio. Continuiamo così a parcheggiare ovunque consentito dalla legge.

Ci trasferiamo a vivere a Locarno che diventa anche il nostro centro organizzativo.

Parcheggiamo il furgone in una sosta libera per tutta la notte. Due gomme squarciate . Altri 200 euro.

Cominciamo a chiederci il perché. Cambiamo atteggiamento. Ma nessuno ci spiega. Dobbiamo capire da soli.

Dopo un altra settimana altre due gomme all’automobile. Poi ancora tre gomme al furgone e ancora un altra gomma all’automobile. Arriviamo presto a 13 gomme squarciate. E tutte in luoghi diversi.

Sarà la targa Italiana? Sarà che non siamo ben visti? Sarà qualsiasi cosa, ma i nervi cominciano a cedere. Pensiamo alle videocamere interne ai mezzi, ma forse la soluzione è più semplice.

Proviamo a cambiare parcheggi continuamente. Nonostante siano distanti. Impariamo a farci lunghe passeggiate. Impariamo che quei parcheggi non sono di uno, ma di tutti. E quando questi tutti hanno il coltellino svizzero per portachiavi, ti conviene riflettere.

Problema risolto. Possiamo continuare il nostro lavoro senza più gomme squarciate.

Certo che loro hanno commesso un illegalità, noi no. Ma è vero che noi abbiamo violato il buon senso locale. 

Chi ha ragione, gli Svizzeri che ti insegnano la loro cultura con la forza o gli italiani che subiscono le culture altrui in nome della bell’accoglienza?